Frenata per le stock option nel 2007. Sono scesi a circa 140 milioni di euro i guadagni complessivi realizzati dai dirigenti delle società quotate alla Borsa di Milano, grazie alla sottoscrizione di azioni a prezzi inferiori a quelli di mercato, secondo un'inchiesta condotta dal Sole 24 Ore. Una caduta rispetto al record di circa 500 milioni di guadagni del 2006 e ai 200 milioni del 2005.
La battuta d'arresto si spiega con il rallentamento di Piazza Affari. Dopo tre anni di rialzi, l'indice a fine dicembre era in flessione di circa l'8 per cento. Ma per i top manager non c'è crisi. In testa alla graduatoria del 2007 c'è Rodolfo De Benedetti, amministratore delegato Cir, con plusvalenze per 12,094 milioni di euro al lordo delle imposte.
Al secondo posto Andrea Senaldi, direttore amministrazione e finanza della matricola DiaSorin, con 9,7 milioni lordi di plusvalenze complessive. Al terzo posto Alberto Lina, con 8,121 milioni lordi di plusvalenze realizzate prima di lasciare la guida dell'Impregilo, il 13 luglio scorso. Lina è l'unico dei primi tre che ha materialmente incassato l'intera plusvalenza. Ha infatti venduto l'intero pacchetto di 3,2 milioni di azioni Impregilo che aveva diritto a pagare 3,023 euro l'una, quando i titoli in Borsa quotavano 5,43-5,522 euro (2,2 milioni di azioni, dal 3 al 5 aprile) o 6,17-6,27 euro (un milione di azioni, il 24 e 25 maggio). Adesso il titolo è sceso a 4,621.
Senaldi è l'outsider dell'anno. Nato nel 1960, laureato alla Bocconi, in occasione della quotazione DiaSorin ha sottoscritto a 1,3 euro ciascuna le 900mila stock option che gli sono state assegnate. All'inizio di agosto ha quindi venduto 600mila azioni a 12,25 euro (un'operazione fuori mercato, l'acquirente è la società Investimenti e partecipazioni), con una plusvalenza effettiva lorda di 6,57 milioni. Senaldi ha mantenuto il possesso delle altre 300mila azioni da stock option, pagate 390mila euro, sulle quali rispetto ai pezzi di mercato c'era una plusvalenza di circa 1,2 milioni. Il fisco ha tassato, con l'aliquota del 43%, l'intera plusvalenza di 9,7 milioni, compreso l'importo virtuale non ancora realizzato, per un totale di circa 4,17 milioni di imposte.
È l'effetto delle nuove norme del 2006, che hanno eliminato il regime agevolato delle stock option, fino ad allora tassate come un capital gain, con l'aliquota del 12,5 per cento. Adesso invece sono assimilate al reddito, a meno che le opzioni non vengano esercitate solo tre anni dopo l'assegnazione e poi i titoli vengano conservati per almeno altri cinque anni.
È per questo che, nell'indagine del Sole 24 Ore sul 2007, è stata cambiata la metodologia di calcolo dei guadagni da stock option. Quest'anno non vengono considerati solo i guadagni effettivi (sottoscrizione seguita da vendita dei titoli), ma anche quelli virtuali, derivanti dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione e quello di mercato al momento di esercizio delle stock option, anche se non c'è la rivendita dei titoli. Del resto, il fisco fotografa la situazione in quel momento: eventuali rialzi successivi delle azioni sono tassati come un guadagno di capitale, cioè solo al 12,5 per cento.
Rodolfo De Benedetti è così diventato capoclassifica pur non avendo venduto azioni. Ha sottoscritto tra il 28 febbraio e il 29 giugno 8,265 milioni di azioni Cir, a un prezzo compreso tra 1,042 e 1,477 euro. Ha speso 11,624 milioni. In quelle sedute i titoli quotavano tra 2,8525 e 2,99 euro, quindi c'è una plusvalenza teorica di 12,094 milioni. Probabilmente non ha venduto le azioni per non far scattare la tagliola del 43% di imposte. Il figlio di Carlo De Benedetti di fatto è come se avesse reinvestito la plusvalenza lorda in azioni della società. La stessa operazione è stata fatta dal d.g. Alberto Piaser, con plusvalenza virtale di 635mila euro.
Al quarto posto Antonio Miyakawa, direttore marketing del gruppo Luxottica, con 4,132 milioni di plusvalenza lorda. Ha comprato 400mila azioni a 13,67 euro, rivendendone 220mila a 24 euro: la plusvalenza effettiva realizzata è di 2,3 milioni, mentre considerando il prezzo di mercato c'è un ulteriore guadagno di 1,8 milioni sulle altre 180 mila azioni che ha mantenuto.
Luxottica ha vinto la classifica a squadre, con cinque dirigenti nei primi 20 e dieci nei primi 50. Dalle comunicazioni della società risultano esercitate stock option da almeno 26 dirigenti, con circa 20 milioni di plusvalenze. Nelle comunicazioni dell'«internal dealing», soprattutto di Luxottica, ma anche per altre società, (tra cui Italcementi, Italmobiliare, Lottomatica, Dmt, Recordati) non è però sempre stato indicato il prezzo di sottoscrizione. In alcuni casi quest'inchiesta si è quindi basata su una stima dei prezzi di esercizio riportati in bilancio. Un difetto di trasparenza, cui la Consob ha posto rimedio con nuove norme entrate in vigore solo nel corso del 2007.
LA FOTOGRAFIA
La flessione
Dimezzata la pattuglia dei dirigenti con guadagni da stock option superiori al milione di euro. Sono 23 nel 2007, mentre erano almeno 50 nel 2006. E i dirigenti con plusvalenze superiori ai due milioni sono nove, contro la quarantina del 2006.
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